Descrizione
Il suo nome, Sifone, viene dal fatto che le acque, alla sorgente, nascevano ribollendo alla grotta dei Mergoli, scavata nella parete rocciosa, che sorregge i piani su cui era l'antica Mylai. Ma è anche chiamato, questo ruscello, Sirina perché per bellezza, per gli echi, che le acque producevano, gli abitanti di quelle zone e quelli di Castelmola credevano che lì avessero dimora delle sirene. Ed è per questo che un'antica leggenda, tramandata da secoli, racconta:
Laggiù nella vallata, tra le rocce, di Mola ed i colli di Mastrissa e di Curria, mormora il Sirina, la più grande sorgente del territorio. E' una notta lunare. Le acque scintillano argentee, le ombre hanno un tremolio di mistero. Si leva un canto dolce, soave, nostalgico. Ecco: giù dalle grotte di smeraldo uno strano convegno e da esso l'armonia melodiosa di tante voci sale e si spande su per le contrade e l'abitato di Mola. E, come nella città di Wesser, attratti dal suono del flauto magico, i bimbi si riversano sulle vie per seguire il misterioso straniero, che dovrà condurli oltre il monte, in altra vita, ma sempre lontani dai loro cari, così le belle fanciulle ed i giovinetti molesi scendono giù in quel paradiso di sogno. Nessuno ricorda più il loro ritorno: tramutati anche loro in sirene sono rimasti in quell'incantesimo sconosciuto e là vivono o son morti da secoli. Ogni notte, però, si rinnova la melodia delle belle sirene col mormorio delle acque e con i gorgheggi degli innumerevoli usignoli venuti dalle terre d'oltre mare nella prima metà di aprile.
Castelmola Taormina e dintorni di Arturo D'Agostino - Giardini Naxos 2007